Gran Paradiso, via normale dal rif. Chabod – Valsavarenche (AO)

21 giugno 2014 at 14:04

giancarlo

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Quota 4061
Dislivello 2274
Difficoltà PD

 

Traccia GPS

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Altimetria e dettagli

 

Il Gran Paradiso è l’unico 4000 interamente in territorio italiano e la sua salita, non opponendo grosse difficoltà alpinistiche, è molto frequentata dalle due vie normali che in territorio valdostano partono dai rifugi Chabod e Vittorio Emanuele in Valsavarenche; la salita qui descritta viene effettuata dal rifugio Chabod con la discesa al Vittorio Emanuele consentendo così una completa esplorazione dei ghiacciai e dei versanti della montagna in questa valle per uno sviluppo di poco superiore ai 21 km. La salita dallo Chabod, di poco più lunga, si effettua percorrendo il ghiacciaio di Laveciau che, con le sue seraccate, presenta una salita più delicata rispetto a quella dall’altro versante ma nel contempo offre un ambiente d’alta quota di prim’ordine con gli imponenti versanti nord del gruppo ed in primo piano la ghiacciata parete nord del Gran Paradiso. Ad inizio stagione il tratto per raggiungere questo ghiacciaio può essere facilitata dalla presenza di nevai che consentono un più comodo avvicinamento ad esso evitando le pietraie tra le morene; superate queste ultime bisogna prestare attenzione ai numerosi crepacci che si trovano sul percorso sino alla “schiena d’asino” dove, incrociando la più frequentata traccia proveniente dal Vittorio Emanuele, il percorso risulta più tranquillo avendo come punto critico solo il passaggio della terminale poco sotto la vetta. Per raggiungere la Madonnina si deve percorrere un breve tratto di cresta roccioso con un breve passaggio esposto ma ben proteggibile con due spit in loco; un inconveniente può essere dovuto alla presenza dei numerosi alpinisti che obbligano, a volte, a lunghe attese prima di raggiungere il punto culminante affollando la cresta finale. Durante la discesa sul ghiacciaio del Gran Paradiso non si trovano grosse difficoltà e la traccia, proprio per la maggior frequentazione, è normalmente sempre presente sino al suo termine; in seguito sulla morene si trovano i numerosi ometti che indicano il percorso sino al Vittorio Emanuele. Naturalmente per effettuare questo giro è meglio arrivare con due auto lasciandone una nel parcheggio di Pont evitando così la discesa a piedi sino al parcheggio di Praviou.

Avvicinamento

Si percorre la A-5 Torino-Aosta, si supera la barriera di Aosta est e si esce al casello successivo di Aosta ovest. Si prende la direzione per Courmayeur e, superato il comune di Aymavilles, si trova sulla destra la deviazione per la Valsavarenche, si passa da Introd e si risale la valle rimanendo a sinistra al bivio per la valle di Rêmes. Giunti al capoluogo Degioz si prosegue ancora qualche chilometro e, superato il campeggio si arriva ad uno slargo sulla sinistra dove si trova il visibile cartello della partenza per il rifugio Chabod.

Descrizione

Dal parcheggio ci si dirige verso le paline che si trovano vicino al largo ponte che attraversa il torrente superandolo e passando subito tra le baite di Praviou; dopo l’ultima baita si inizia a salire con comodi tornanti nel bel bosco sul sentiero molto ben tenuto sino a compiere due lunghi traversi, uno verso sinistra ed uno verso destra, dopo i quali si esce in zone più aperte e si arriva alle baite di Lavassey (2194 m). Dietro di esse si trova un bivio segnalato da bolli gialli su di un sasso ed una palina lignea con l’indicazione a destra per il rifugio; presa questa direzione si risale con ampi tornanti il vallone passando a destra della bastionata rocciosa della Côte Savatère avvicinandosi ad essa più in alto e cominciando a vedere lo splendido scenario delle pareti del Gran Paradiso e delle cime circostanti. In seguito ci si  dirige verso il centro del vallone costeggiando il torrente ed arrivando ad un bivio nei pressi di un ponticello di legno dove, non oltrepassandolo, si tiene la sinistra allontanandosi dal corso d’acqua ed alzando lo sguardo a sinistra si può già vedere uno scorcio del rifugio. Si passa accanto ad una presa per l’acqua e, compiuti un paio di ampi tornanti, si arriva quasi subito all’ampio dosso dove è situato il rifugio Chabod (2712 m).

Dal rifugio si prende il sentiero che passa alla destra del locale invernale e, sempre rimanendo alla destra ad un vicino bivio del sentiero, si traversa su buona traccia il pendio erboso arrivando ad una presa d’acqua; qui si attraversa un primo torrente su un  ponticello sulla destra e si attraversa in direzione di una bassa morena che si scavalca attraversando poi un secondo torrente su un ponte di legno. Si raggiunge quindi la successiva morena che si risale, sempre su buona traccia, sulla cresta un po’ ripida per poi abbandonarla e spostarsi leggermente alla destra traversando ancora verso un’altra bassa morena. Continuando a traversare su residui nevai o seguendo gli ometti di pietra ci si avvicina al ghiacciaio di Laveciau e, una volta messovi piede, ci si alza verso i vistosi seracchi compresi tra la parete nord del Gran Paradiso a sinistra ed un grande dosso roccioso sulla destra. Prima di raggiungerli ci si sposta sulla sinistra passando un po’ distante dalla loro base per aggirarli con un semicerchio che arriva alla parte superiore dove la pendenza spiana temporaneamente e si supera qualche crepaccio perpendicolare al senso di marcia. Ora la pendenza aumenta nuovamente e, prima di arrivare nei pressi di un altro gruppo di seracchi ben visibili sulla sinistra sotto la rocciosa parete ovest del Gran Paradiso, si piega sulla destra salendo con percorso diretto ma prestando attenzione ad altri eventuali crepacci sul pendio. Ora si punta all’ampia insellatura superiore denominata “schiena d’asino” che si raggiunge con uno strappo un po’ più ripido (3779 m) e dove ci si congiunge con la traccia sulla destra proveniente dal rifugio Vittorio Emanuele. A questo punto si prosegue la salita sul ghiacciaio del Gran Paradiso verso una caratteristica guglia rocciosa nei pressi della quale la pendenza diminuisce sensibilmente e si cammina per un breve tratto in falsopiano rimanendo nel contempo a debita distanza dal largo ed alto fronte del ghiacciaio che scende dalla vetta ora ben visibile sulla sinistra. Aumentando di poco la pendenza si passa alla sinistra della Becca di Montcorvè e delle guglie ad essa vicino raggiungendo un punto pianeggiante dove, spingendosi quasi verso le rocce della cresta, si svolta decisamente a sinistra; lasciando alla destra la guglia del Roc si risale faticosamente il ripido fronte del ghiacciaio giungendo nei pressi della terminale che, a seconda delle condizioni del ghiacciaio, può risultare delicato da superare. Oltrepassatala si traversa sotto la cresta arrivando  al Colle del Roc nei pressi di un gendarme di roccia per seguire sulla sinistra la cresta rocciosa poco inclinata e, saliti alcuni blocchi, salire sul filo  passando sul lato opposto dove c’è il passaggio tecnicamente più impegnativo: infatti qui si trova una breve cengia molto esposta attrezzata con un paio spit oltre la quale si trovano le rocce terminali su cui è situata una statua metallica della Madonna.

Dalla vetta si torna sino alla “schiena d’asino” e, seguendo la sempre ben marcata traccia alla sinistra, si prosegue scendendo sul ghiacciaio del Gran Paradiso; arrivati ad un suo risalto si perde quota velocemente in un tratto un po’ ripido al quale, deviando sulla destra, ne fa seguito un altro poco distante che ci porta al termine del ghiacciaio stesso. Qui si scende direttamente nell’ampio canale tra gli ultimi nevai dove più in basso, raggiunte le morene, si trovano numerosi ometti i quali ci conducono in vista del rifugio Vittorio Emanuele che in breve si raggiunge (2740 m); da esso si imbocca il comodo e ben segnato sentiero che parte alla sua destra e, con percorso panoramico, ci porta al parcheggio di Pont.

 

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