Mont Colmet – Morgex (AO)

7 agosto 2015 at 10:33

giancarlo

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Quota 3023
Dislivello 1139
Difficoltà F
Segnavia 16, s.n., (16A), 15
Tempo 6h45′ (giro completo)

 

Traccia GPS

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Altimetria e dettagli

 

Il Mont Colmet (o Cormet) si trova tra i comuni di Morgex e La Thuile ed è un’imponente cima rocciosa che domina, oltre i due comuni, anche il bacino del Lago di Pietra Rossa. La salita per la sua cresta nord presenta semplici difficoltà alpinistiche non continue concentrate soprattutto nella parte finale; il terreno in cui si svolge la salita è quello tipico dell’alta montagna con grossi blocchi e pietraie da superare ed il trasferimento tra un risalto roccioso ed il successivo su terreno ripido ed infido per pietre mobili e fondo sdrucciolevole. Sul percorso si trova solo in un punto un cavo d’acciaio per passare una cengia e per il resto non vi sono protezioni; l’itinerario è ben segnato da ometti e da pochissimi bolli gialli che consentono una salita comunque ben indicata, naturalmente avendo esperienza di salite in questi ambienti, con divertenti passaggi di breve arrampicata, traversi esposti e pendii ripidi. La salita è senz’altro sconsigliata con terreno o rocce bagnate e residui di neve e verglass. La discesa si svolge lungo la pietraia che scende verso il lago di Pietra Rossa dove gli ometti indicano il percorso, tutto su pietraia, della via “normale” di salita.Da non sottovalutare altresì la lunghezza dell’itinerario ad anello che si sviluppa in oltre 17 km. Nelle giornate tersi i panorami sono semplicemente eccezionali su tutto l’arco alpino dal Rosa al Bianco con la vista di quest’ultimo che ci accompagna per tutta la salita; molto bello è il colpo d’occhio sull’esteso ghiacciaio del Rutor e sulle numerose vette sia italiane che francesi.

Avvicinamento

Si percorre la A-5 Torino-Aosta e, superata la barriera di Aosta est si prosegue uscendo allo svincolo di Morgex. Dirigendosi verso questo comune si trova, prima di entrare nell’abitato, una piccola rotatoria alla quale si seguono le indicazioni per il Colle San Carlo; raggiunta la località si lascia l’auto nel piazzale davanti al ristorante.

Descrizione

Dal piazzale si raggiungono le paline al limitare del bosco dove inizia una larga mulattiera che vi si inoltra; imboccatala, si cammina per una decina di minuti arrivando ad un bivio dove si prende il sentiero alla destra (1995 m). Questo sale tranquillo nel bosco con ampi tornanti giungendo in spazi più aperti; ora si compie un lungo traverso panoramico sulla fiancata della montagna aggirando la dorsale soprastante; quasi al termine del traverso si ignora il sentiero proveniente dal basso e, percorsi pochi metri si arriva all’ampia e panoramica insellatura del Col de la Croix (2376 m). Dal colle si costeggia verso sinistra il basso muretto a secco sulla traccia che raggiunge l’inizio della cresta dove si trova i ruderi di una postazione militare; questi si oltrepassano sulla sinistra raggiungendo un primo torrione aggirandolo sulla traccia che si porta poi sul versante opposto. Si prosegue su un traverso un po’ esposto dove si trovano dei cavi divelti che termina ad un piccolo spuntone; oltre si prosegue in piano per un breve tratto di erba e sfasciumi deviando decisamente poi sulla sinistra su un corto ma ripido pendio che riporta in cresta. La si percorre brevemente avvicinandosi verso destra ad un promontorio roccioso che si aggira,sempre a destra, su terreno pietroso passando ancora sul versante ovest. Giunti ad un punto dove la traccia inizia a scendere (2528 m, ometto) di svolta a sinistra risalendo un altro ripido pendio individuando alcuni ometti al di sopra di esso; ripresa la traccia si compiono un paio di tornanti percorrendo poi una comoda cengia con la quale, aggirato il costone roccioso, si giunge sotto ad uno spuntone roccioso. Questo lo si supera su grosse pietre passando alla sinistra di esso dove, poco oltre, si vede in alto a destra un piccolo muretto a secco alla sommità di un ripido pendio; lo si raggiunge faticosamente su detriti mobili e, percorsa la breve traccia, si sale per un canalino sulla destra arrivando sopra ad uno spuntone dove si trova un paletto metallico (2633 m). Ora si percorre una comoda dorsale erbosa e, giunti al suo termine a ridosso delle rocce, si continua sulla sinistra con un breve traverso dopo di che, risalito un corto pendio alla destra, si mette piede ad un colletto sulla cresta. Deviando a sinistra ci si avvicina ad un successivo promontorio roccioso che si inizia a salire sulla traccia di sfasciumi; arrivati al cartello che indica il carattere alpinistico del sentiero, si cammina su una cengia esposta protetta da un cavo metallico dopo la quale si compiono un paio di tornanti spostandosi ancora sul lato ovest. Passato un traverso esposto (bollo giallo al suo termine) si aggira il costone e si giunge ad una piccola insellatura dalla quale si prosegue sul lato est tagliando un pendio erboso al di sotto di un paio di dossi; indirizzandosi verso una larga e ripida pietraia la si raggiunge e si inizia ad attraversarla in salita seguendo qualche bollo giallo e labili tracce. Giunti verso il suo termine si compie uno strappo sul pendio di sfasciumi arrivando ad un colle dove si trovano i ruderi del Ricovero Ticchioni (2784 m). Da questo si attraversa una zona pietrosa che adduce ad un altro promontorio roccioso che si attacca direttamente al centro della crestina dove si trova un evidente canalino; lo si sale per grossi blocchi (I) giungendo al piccolo intaglio che si trova all’uscita. Ripresa la cresta di grossi blocchi ci si alza di poco su di essa e si tiene la destra verso un’evidente cengia e, dove essa termina prima di aggirare uno spigolo roccioso, si sale alla sinistra  un canale più lungo del precedente sopra il quale si trovano alcune placche un po’ esposte che si superano con buoni appigli (II). Alla sommità di esse si ritorna sulla cresta dove si cammina per pochi metri avvicinandosi ad un successivo promontorio roccioso il cui primo risalto si aggira sulla destra; successivamente si sale dapprima direttamente la cresta di rocce rotte piegando poi a sinistra per salire in obliquo un largo versante di grosse pietre. Seguendo la labile traccia che si snoda su piccole cenge, si rimonta su terreno infido un pendio e, dove il terreno migliora, si salgono alcuni grossi massi verso sinistra. Rimanendo sul lato ovest si giunge ad un traverso esposto su terriccio friabile e, al suo termine si sale faticosamente verso sinistra risalendo la cresta leggermente sul lato ovest dove, più avanti, si scorge una pietraia; la si rimonta sino al ben visibile colle alla sinistra di una roccia trovando un paletto ligneo dove termina la parte alpinistica del sentiero (3011 m). Ora si segue la traccia che prosegue rimanendo sul lato est ed in breve, giunti sotto la verticale della cima nord, la si raggiunge facilmente (3017 m); si scende ora su pietre riprendendo la traccia che si porta ad un’insellatura dove si trova il Ricovero Chabloz (2993 m). Si continua sulla dorsale verso l’evidente Punta Sud dove si trova un ometto (2973 m) e, alle prime rocce, si tiene la sinistra per aggirare il primo spuntone per compiere un traverso col quale ci si alza con un breve tratto ripido su grosse pietre. Proseguendo in traverso si arriva ad una grossa pietra sporgente dalla quale ci alza sulla destra per un canalino ripido; al termine di esso si devia a destra su terriccio e pietre mobili arrivando alla rudimentale croce metallica della Punta Sud, la più alta (3023 m). Ritornati all’ometto alla base di questa cresta si taglia in diagonale la pietraia sottostante, senza perdere eccessiva quota, arrivando ad intercettare la traccia, segnalata da alcuni ometti, che scende dal Ricovero Chabloz verso il sottostante piccolo promontorio. Si scende per la sua dorsale verso un altro più pronunciato prima del quale si piega alla sinistra per continuare la discesa su rocce rotte; seguendo sempre gli ometti ci si abbassa decisamente di quota su terreno di fine detrito con la traccia che a mano a mano piega leggermente alla sinistra. Avvicinandosi così alla fiancata della montagna si inizia un traverso in leggera discesa incontrando un piccolo affioramento roccioso sopra il quale c’è un piccolo ometto; lo si supera issandosi per un corto canalino oltre il quale la traccia, pur confondendosi un po’ nei ciuffi d’erba, prosegue sempre col traverso in discesa camminando su zolle erbose avvicinandosi al lago ormai vicino. Senza arrivare al lago si tiene sempre la sinistra e con pochi minuti di cammino e si arriva ad intercettare il sentiero, ora ben segnato ed evidente, che scende a sinistra verso il Lago di Arpy (2576 m circa) ; da questo si prende la larga mulattiera che ritorna al bivio a quota 1995 m, chiudendo così l’anello, e da questo al punto di partenza.

 

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